Un’Odissea Turca: Quando la Vacanza si Trasforma in un Incubo Familiare.
Non avrei mai immaginato che una vacanza potesse trasformarsi in un tale vortice di emozioni, un terremoto capace di scuotere le fondamenta del mio mondo. La mia vita, fino a quel momento, era un tranquillo susseguirsi di giorni scanditi dalla routine familiare: lavoro, casa, nostro figlio Nikita, di cinque anni, e mia moglie Lena. Un equilibrio apparentemente perfetto, incrinato da un viaggio in Turchia che ha sconvolto ogni certezza.
Lena, premiata inaspettatamente al lavoro, decide quindi di concedersi una pausa dalla quotidianità. L’amica Lyolka, anima nomade e amante dell’avventura, la convince a partire per la Turchia: “Sole, mare, relax, ne abbiamo bisogno!”. Inizialmente restio all’idea, cedo alla loro insistenza, pensando che un po’ di aria di mare avrebbe fatto bene a Nikita. Lena sarebbe rimasta per un mese, tra hotel sulla costa e le affascinanti Istanbul e Antalya.
La Partenza e i Primi Segnali d’Allarme
Ironia della sorte dunque, Lena parte con il ciclo mestruale, una coincidenza che all’epoca mi strappa una battuta: “Almeno non dovrai preoccuparti di gravidanze!”. Parole che, in retrospettiva, suonano come una maledizione. Il ritorno di Lena segna l’inizio del mio tormento. Una donna spenta, distante, con lo sguardo velato di tristezza, sostituisce la moglie solare e rilassata che avevo salutato. Le sue risposte evasive, i suoi improvvisi malesseri, il suo rifiuto di condividere un bicchiere di vino, accendono in me un campanello d’allarme.
La verità, cruda e inaspettata, mi viene servita su un piatto d’argento da Nikita, durante un gioco di costruzioni con i Lego: “Papà, quando viene a trovarci lo zio Ahmed? Mamma dice che forse viene”. Un nome sconosciuto, un’ombra che si allunga sul mio matrimonio.
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