— Mamma, e se non ce la faccio? — mi sussurrò con voce tremante.
Era la prima volta che mi chiamava “mamma”. Il cuore mi si riempì di calore.
— Ce la farai, amore mio.
Gli anni passarono. Sonya crebbe con un talento straordinario per il disegno. Quando la sua insegnante mi mostrò i suoi lavori, rimasi senza parole. Ma per iscriverla alla scuola d’arte servivano soldi, e il mio stipendio di bibliotecaria non bastava. Così iniziai a fare pulizie in città nei weekend, mentre la nostra vicina Zina si prendeva cura di lei.
Le difficoltà non mancarono, specialmente durante l’adolescenza. Sonya iniziò a porsi domande difficili.
— Perché mi hanno abbandonata? — mi chiese un giorno, con gli occhi pieni di lacrime. — Ero cattiva?
Il mio cuore si strinse.
— Non è colpa tua, piccola mia.
Ma la rabbia e la confusione la portarono ad allontanarsi per un po’. Poi, una sera, rientrò a casa con un’espressione incredula.
— Mamma… io so dove vivo.
Mi raccontò di un ricordo sfocato: un paese con un giardino di lillà e una casa gialla. Qualcosa dentro di me si agitò.
— Lo scopriremo insieme, — le dissi, stringendola forte.
Quella notte restammo abbracciate sul divano, con Barsik che faceva le fusa accanto a noi.
La vita ci aveva unite per caso, ma l’amore ci aveva reso una vera famiglia.
Una Scoperta Inaspettata: Riflessione Finale
Ogni storia ha un inizio, ma non sempre una fine scritta. La mia vita con Sonya è stata un viaggio fatto di scoperte, difficoltà e amore incondizionato. Ciò che ho imparato da questa esperienza è che la famiglia non è sempre quella in cui si nasce, ma quella che si sceglie.
Non so cosa il destino avesse in serbo per Sonya prima di quel giorno, ma so che il nostro incontro ha cambiato entrambe. Lei mi ha dato uno scopo, io le ho dato una casa. Non importa quale sia la nostra origine, ciò che conta è chi decidiamo di diventare. E noi, insieme, abbiamo scelto di essere madre e figlia.
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