— Cinque… credo.
— Sai il tuo cognome? O dove abiti?
Scosse la testa. Un nodo mi si formò allo stomaco. C’era qualcosa di strano in tutta questa storia.
Quella notte dormì nella mia stanza, mentre io rimasi sveglia sul divano, lottando con mille pensieri. Chiamai la polizia, gli uffici del comune, persino le autorità dei paesi vicini, ma nessuno sembrava cercare una bambina scomparsa.
Passarono settimane. Sonya cominciò ad aprirsi, a sorridere, ma sul suo passato non riusciva – o forse non voleva – dire nulla. Ogni tentativo di scoprire la sua storia sembrava inutile.
Poi arrivò il momento della scelta. Portarla in orfanotrofio? Il solo pensiero mi faceva stare male. Così, una sera, mentre lei disegnava con la lingua fuori per la concentrazione, mi feci coraggio.
— Sonya, vuoi vivere con me? Per sempre?
Lei si bloccò, mi guardò con occhi sgranati e stringendo la matita chiese:
— Si può?
— Certo. Sarai mia figlia.
— E posso tenere Barsik?
Scoppiai a ridere.
— Anche Barsik resta.
Mi saltò al collo e in quel momento capii che avevo fatto la scelta giusta.
La Vita Insieme
Adottare Sonya non fu semplice: documenti, controlli, burocrazia. Ma nulla poteva fermare la nostra nuova famiglia. Ricordo ancora il suo primo giorno di scuola: fiocchi bianchi tra i capelli, un vestito a pois e la sua manina che stringeva forte la mia.
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