La lettera di un’infermiera a Conte: “Non li voglio i 100 euro. Il mio lavoro vale molto di più”.
Una ragazza come tante. Un’infermiera. Impegnata, come tantissimi suoi colleghi in queste settimane, in uno sforzo sovrumano. Perché è questo che viene chiesto a medici, infermieri e a tutti coloro che lavorano nella sanità.
Un impegno da applausi, che merita la stima e la riconoscenza di tutto il Paese.
Riconoscenza che anche lo stesso Premier non ha mai mancato di dimostrare. In questi giorni in ogni discorso ai cittadini, non ha mai mancato di ricordare quanto sia importante e degno di lode il lavoro che svolgono. E noi tutti, con lui, non possiamo far altro che dire: “grazie!”.
E proprio Giuseppe Conte durante un discorso alla Camera dei Deputati ha voluto rispondere a Michela.
Il Premier dice di non aver avuto ancora il tempo, in mezzo a giornate frenetiche, per risponderle. Ma fa capire che ci tiene a farlo e che tale lettera merita una risposta.
“Michela, lo dico a nome del Governo ma sono sicuro che tutti i membri del Parlamento potranno ritrovarsi in questo impegno, noi non ci dimenticheremo di voi, di queste giornate così rischiose e così stressanti”.
La lettera di un’infermiera a Conte: “Non li voglio i 100 euro. Il mio lavoro vale molto di più”.
Questo è un breve significativo estratto della lettera.
“Buongiorno Signor Presidente Conte
Sono un’infermiera di 39 anni e attualmente lavoro presso il reparto covid positivi dell’Ospedale di Senigallia. Ho terminato da poco il turno della notte che ho trascorso con i miei pazienti purtroppo infettati da questo maledetto virus. Sa Signor Presidente Conte, ho letto la bozza del decreto emanata in questi giorni per far fronte a questa maxi emergenza e mi ha colpito molto la parte dei 100 euro di premio agli operatori sanitari, 100 euro esentasse. Sa Signor Presidente Conte, io ringrazio Lei e il Governo tutto ma vorrei dirle che io NON LI VOGLIO…..NO NO DAVVERO GRAZIE MILLE, MA NON LI VOGLIO.”
Michela si presenta come una ragazza che prima dell’emergenza conduceva una vita normale. Una ragazza che adesso ha paura. Paura di mangiare, di bere, di andare in bagno. Perché potrebbe infettarsi e infettare a sua volta.
Una ragazza che conosce bene il valore del suo lavoro e non accetta di vederlo sminuito. Specie in un momento come questo, dove viene chiesto a tutti gli operatori sanitari uno sforzo straordinario.
Una ragazza massacrata da turni estenuanti. Da condizioni lavorative pessime. Ma che nonostante tutto questo non molla e resta in piedi!