Dopo tre anni mio padre pianse: la scelta definitiva
“Abbiamo costruito una bella vita,” risposi con fierezza. Ma lui insistette: “Meritavi di più. Vieni con me, porta i bambini. Posso offrirvi opportunità che qui non avrete mai.”
Andrea strinse la mia mano. Sapevo cosa volevo. “Tutto ciò di cui i miei figli hanno bisogno è già qui: amore, sicurezza e due genitori che lottano per loro. Non ci serve altro.”
Mio padre si irrigidì. “Ti pentirai,” disse freddamente. Si girò e uscì, ma invece di andarsene, rimase seduto in macchina per un’ora, la testa tra le mani. Non era più l’uomo sicuro di sé che conoscevo.
Quando lo raggiunsi, vidi qualcosa di inaspettato: lacrime gli rigavano il viso. “Avevo torto,” ammise con voce tremante. “Pensavo di proteggerti, ma ho solo allontanato mia figlia.”
Le sue parole spezzarono la mia corazza. “Mi sei mancato, papà,” dissi abbracciandolo.
Parlammo come non facevamo da anni. Lui confessò il suo rimorso, io lo perdonai. I gemelli entrarono curiosi e uno di loro gli chiese: “Nonno?” Mio padre, in lacrime, annuì. “Sì, il nonno è qui adesso.”
Avevamo perso tanto tempo, ma finalmente, eravamo di nuovo una famiglia.
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